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ACONITO
(UNA PIANTA TOSSICA)

Un fiore che si lascia guardare... Quanti colori e profumi si incrociano sui sentieri durante un'escursione. Un po come per i funghi però, è importante riconoscerli. Raramente un adulto "assaggia" qua e la ma, se con noi c'è un minore con le sue curiosità "affamato" di conoscenza? Prudenza sempre!
Leggiamo nel dettaglio cosa ci spiega Elisabetta.

 

Con il nome “Aconito” vengono identificate un gruppo di specie vegetali erbacee appartenenti all’omonimo genere, Aconitum. Esse rientrano tutte nella famiglia delle Ranunculaceae e sono abbastanza diffuse nelle zone montane Alpine, in ambienti umidi e ricchi di nutrienti. La caratteristica peculiare di tutte queste specie è la loro tossicità: il nome stesso deriva dal greco “Akoniton” che vuol dire “pianta velenosa”. Infatti, una delle piante più velenose al mondo, l’Aconitum ferox che cresce sull’Hymalaya, appartiene a questo gruppo. Anche nel linguaggio dei fiori si fa riferimento a questa loro caratteristica in quanto l’aconito simboleggia la vendetta e l’amore colpevole.

Le stesse specie presenti in Italia sono tossiche: contengono aconitina, un alcaloide capace di provocare gravi danni a un organismo vivente. Questa molecola è un veleno molto potente, tanto da essere considerato l’arsenico vegetale: tre grammi sono sufficienti per provocare la morte in poche ore.

In passato si usava per questo motivo intingere le lame e le frecce usate in battaglia nella sostanza ricavata da queste piante: si rendevano così efficaci anche le ferite più superficiali.

Infatti, l’aconitina è tossica non solo per ingestione: anche il semplice contatto dermico attraverso la pelle integra e non necessariamente ferita può far comparire i primi sintomi. Provoca innanzitutto problematiche ascrivibili a reazioni allergiche, che possono peggiorare fino a paralisi motorie e respiratorie.

In realtà, come molti altri principi tossici, anche questo può essere usato in ambito omeopatico: le corrette quantità ricavate dalla diluizione della tintura madre sono utili nella cura di ipertensione e ansia.

Una delle specie più comuni è l’Aconito napello (Aconitum napellus, foto 1, 2), che vive in terreni umidi e ricchi di nutrienti delle regioni alpine. Come gli altri ha fiori allungati e appiattiti lateralmente, lunghi fino a 2 cm, con il petalo superiore a formare un cappuccio detto elmo. Sono portati in grappoli allungati e di colore blu-violaceo mentre in altre specie possono essere anche gialli. Quando la pianta perde i petali e nello specifico l’elmo, quello che rimane (Foto 3) ricorda un carro trainato da due animali, infatti questa pianta è anche conosciuta con il nome di “Carro di Venere”.

Un altro esempio, Aconitum vulparia, ha fiori delle medesime forme e dimensioni ma di colore giallo pallido con l’elmo che nasconde il nettare. In questo caso solo i bombi a proboscide lunga riescono a raggiungerli, gli altri sono costretti a rosicchiare la parte sommitale del petalo. Anche questa specie contiene alcaloidi ed è chiamata “Erba luparia” dal momento che in passato veniva usata come esca velenosa contro lupi e volpi.

 Elisabetta (Guida Equestre Ambientale) del Team AlpiRadio.it  © 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

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