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Sul sentiero del conoscere
IL CASTAGNO
L'albero del pane dei poveri

Si narra che in un paese sperduto di montagna, durante un inverno particolarmente rigido gli abitanti pregavano Dio affinché desse loro qualcosa di cui cibarsi. Egli ebbe compassione e regalò il castagno, fonte di frutti nutrienti.  Il Diavolo però, indispettito da questa concessione...

 

Il castagno, Castanea sativa, è una specie conosciuta e legata alla tradizione popolare piemontese, soprattutto per i suoi dolci frutti autunnali. Oggi è molto diffuso tipicamente nelle regioni montuose tra i 300 e i 1000 m di quota, spesso ciò che rimane di vecchie coltivazioni, ma non è sempre stato così.
Durante l’ultimo periodo glaciale, il freddo ne ha permesso la sopravvivenza esclusivamente nelle zone calde (come in Italia meridionale) e solo successivamente, con l’aumento delle temperature e soprattutto con l’aiuto dell’uomo questa specie ha ampliato il proprio areale. Infatti, a partire dal Neolitico insieme ad altri vegetali come i cereali, è iniziato anche lo sfruttamento del castagno. Nei secoli seguenti, Romani e Longobardi, che parlano già di “silva castanea”, di “castanetum” e lo usano in modo estensivo, ne ampliano ulteriormente la distribuzione tant’è che oggi è molto difficile identificarne l’areale originario.

Il castagno è una pianta arborea caducifoglie di cui non si butta via nulla: le foglie, grandi fino a 20 cm di lunghezza, dal margine seghettato con un breve picciolo (immagine 3), venivano raccolte e usate come lettiera per gli animali in stalla. Il legname era sfruttato, data la sua buona resistenza, per travi, paleria, botti, serramenti, oppure per l’estrazione del tannino, necessario per l’industria conciaria. Il prodotto principe sono però i frutti ricchi di amido, le castagne, che possono essere consumate bollite (le “fruve”), arrostite sul fuoco (i “mundai”), essiccate o macinate per produrre farina. Gli utilizzi non finiscono qui: i fiori minuti, costituiti da sei tepali biancastri, portati in amenti che si allungano come ciuffi di piume dai rami primaverili vengono bottinati dalle api. Ciascuna pianta ha due tipologie di amenti (immagine 2): alcuni esclusivamente con fiori maschili raggruppati in cime ascellari, altri più brevi hanno alla base fiori femminili raggruppati a 2/3 (immagine 3). È da questi ultimi che si sviluppano i frutti, comunemente detti castagne, di colore marrone scuro con venature (soprattutto in alcune varietà, come i marroni), portate all’interno del riccio spinoso da cui cadono a terra prima delle foglie tra settembre e ottobre.  Gli insetti producono da questi fiori un miele caratteristico per la colorazione scura, la buona resistenza alla cristallizzazione e il gusto amaro per la presenza del tannino. 

Data quindi la grande importanza di questa specie erano frequenti in passato castagneti con piante di grandi dimensioni, dalle caratteristiche cavità (immagine 1) nei tronchi createsi con l’età e dal sottobosco molto curato: sfalciato o pascolato per rendere agevole la raccolta dei frutti nel periodo autunnale. Oggi però l’utilizzo di questa pianta è andato riducendosi molto: l’uso di materiali alternativi ha sostituito il legname nelle opere strutturali e alcune malattie (il mal dell’inchiostro e il cancro del castagno) hanno decimato i popolamenti. Gli appezzamenti da frutto (immagine 4,5), con grandi alberi distanziati, sono stati quindi abbandonati e convertiti a ceduo (immagine 6) dal momento che queste malattie sembrano essere meno importanti sugli individui giovani e il legname viene utilizzato per paleria o come combustibile.

Si denota il grande legame a questa specie vegetale anche dalle leggende che cercano di spiegarne l’origine. Si narra che in un paese sperduto di montagna, durante un inverno particolarmente rigido gli abitanti pregavano Dio affinché desse loro qualcosa di cui cibarsi. Egli ebbe compassione e regalò il castagno, fonte di frutti nutrienti.  Il Diavolo però, indispettito da questa concessione, racchiuse le castagne in un riccio spinoso per impedire che fossero accumulate. La gente chiese nuovamente aiuto a Dio che, sceso dal cielo, guardando il castagno si fece il segno della croce. Da allora i gusci spinosi si aprono seguendo le linee della croce in quattro valve lasciando cadere a terra i frutti che vengono facilmente raccolti.


Elisabetta
(Guida Equestre Ambientale) del Team AlpiRadio.it  © 2021 

 

 

 

 




 

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